Fisiologia dell'anima

Guardando le stelle, pensando all'infinito, ci si rende conto che c'è in noi qualcosa di più grande, infinitamente più grande di quanto tutta la materia che costituisce il nostro corpo possa contenere, di quanto tutti i neuroni che costituiscono il nostro cervello possano giustificare.
La poesia non sta nelle parole e la musica non sta nelle corde del violino che vibrano.
Ma le parole possono farti piangere, e fremere e ridere. E l'aria che vibra nel sassofono può creare la musica.

Proviamo allora a immaginare come i miliardi di neuroni del cervello, e la loro infaticabile attività, siano in grado di dar vita alla logica, alle emozioni, alla volontà e alla fantasia. E a passione desideri senso del bello e della giustizia. E a quella chiara percezione che qualcosa in noi ci trascenda: quella consapevolezza, quell'anelito di infinito, che amiamo chiamare “anima”.

Questo testo punta alla correttezza scientifica. Anzi, tenta di essere scientifico in modo estremo. La regola inconfessata ma inesorabile che ha sempre guidato la ricerca scientifica è che tra due interpretazioni dei dati sperimentali quella giusta, quella vera, da difendere anche a fronte della tortura, deve essere quella più bella.
Così ho cercato di andare oltre, di spingermi più avanti possibile su questa strada, in cerca di una verità che sia non solo bella, ma si avvicini il più possibile alla musica e alla poesia.
Poesia... obiettivo ambizioso! ma, dato l'argomento, come ci si potrebbe accontentare di meno?

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Riccardo Fesce - tutti i diritti riservati (editori e agenti interessati sono pregati di inviare una mail)
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6 luglio 2008